Reggio Calabria - Ho chiesto di inserire all'ordine del giorno del Consiglio regionale la discussione in merito all’indagine che vede coinvolto il presidente della Giunta Mario Oliverio per avviare un confronto sulla questione. Rispettiamo ovviamente il lavoro della magistratura ma la politica oggi non può fare finta di nulla.
Ho atteso qualche giorno prima di esprimere le mie valutazioni in merito alla notizia degli avvisi di garanzia, anche perché mi sarei aspettato più coerenza, non solo a parole ma anche attraverso i fatti visto che, a quanto pare, i ragionamenti e le valutazioni fatte in passato sugli avvisi di garanzia non valgono per gli ospiti del decimo piano della Cittadella regionale.
Siamo davanti a una concezione del garantismo a corrente alternata, di una doppia morale - così come ho spiegato in consiglio regionale - che permette a qualcuno di rimanere al suo posto invocando il principio d’innocenza, mentre per altri viene usata per giustificare rimozioni o allontanamenti.
Particolarmente grave è la vicenda che vede coinvolto il capo di gabinetto, nomina fiduciaria del presidente Oliverio. La Regione si è addirittura costituita parte civile e rimane al suo posto. È evidente dunque una enorme contraddizione politica così come contraddittorio è l'atteggiamento di Oliverio rispetto a due anni fa, dimostrando che la doppia morale è parte costitutiva del suo agire etico, politico e amministrativo.
Fermo restando che l’avviso di garanzia non è sinonimo di colpevolezza, è uno strumento a garanzia dell’indagato che non può essere strumentalizzato a fini politici. Ma è evidente che, alla luce di quanto è accaduto qualche giorno fa, dal presidente Oliverio sono stati usati due pesi e due misure a distanza di qualche anno. Ciò testimonia a quanta incoerenza e ipocrisia siamo costretti ad assistere nel momento in cui ad essere coinvolto è il presidente stesso in prima persone e il suo entourage.
Carlo Guccione
Consigliere regionale Pd