In un contesto in cui permane ancora un evidente ritardo in ordine ai tempi di pagamento la Calabria, e in particolare le Aziende sanitarie provinciali calabresi, fanno registrare i tempi di pagamento più alti d'Italia.
Un paradosso che sa tanto di beffa per i calabresi e i tanti bravi operatori sanitari, visto che i soldi ci sono e sono tanti, oltre un miliardo di euro, ma non vengono spesi.
E non è un caso isolato. Basti pensare a quanto accaduto con i 220 milioni di euro stanziati a seguito di un accordo quadro tra il ministero dell'Ambiente e la Regione Calabria per la programmazione di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico che sono rimasti parcheggiati per anni senza essere utilizzati nonostante le gravi emergenze prodotte dal dissesto e le pressanti richieste di aiuto provenienti dai Comuni calabresi colpiti da eventi calamitosi.
Di fronte a questi intollerabili paradossi dobbiamo mettere in atto tutte le iniziative che ci consentano di superare la fase dei commissariamenti legati alle emergenze che hanno dimostrato di essere inadeguati a gestire il delicato compito affidatogli. Il fine deve essere quello del ritorno alla normalità. Subito una task force per avviare rapide procedure di pagamento del debito sanitario già certificato. In uno scenario come quello calabrese caratterizzato da mancata crescita, disoccupazione e stagnazione economica, tenere immobilizzata una massa di risorse così consistente che potrebbero ridare impulso alle imprese e all'economia calabrese è un gesto insensato, illogico e immorale.
In questa situazione è auspicabile un intervento forte e autorevole del governo Renzi anche attraverso la cabina di regia sulla Calabria istituita in Consiglio dei ministri per sboccare con immediatezza tale incresciosa situazione e ridare alla Calabria la possibilità di determinare autonomamente le proprie scelte e le strategie di sviluppo che la devono portare fuori dalla palude in cui l'ha cacciata il malgoverno di Scopelliti e del centrodestra.