Durante un sopralluogo con il sindaco di Buonvicino, Ciriaco Biondi, abbiamo verificato l'esistenza di una struttura sanitaria di circa 700 mq, abbandonata e vandalizzata esattamente come le atre 21 strutture costate alla comunità 14 milioni di euro e lasciate marcire in preda al degrado e all'indifferenza.
La struttura di Buonvicino non risulta inserita nell'elenco dell'Asp delle opere costruite grazie all'ex art. 20 della legge finanziaria 67/1988 e, di essa, non si ha contezza in nessun documento ufficiale dell'Azienda sanitaria provinciale. In questo senso non sappiamo neanche se l'Asp sia a conoscenza dell'esistenza di questa struttura che sembra in tutto e per tutto identica alle altre 21 costruzioni sanitarie ultimate nel 1996 ma mai entrate in esercizio anche se, a differenza di queste ultime, non risulta inserita in alcun inventario del patrimonio sanitario pubblico.
Una struttura fantasma vera e propria di cui nessuno sembra sapere niente.
A questo punto è legittimo chiedersi se le incompiute siano finite con la scoperta della struttura di Buonvicino oppure se dobbiamo aspettarci altre sorprese.
Intanto, la scoperta di questo ultimo monumento allo spreco ripropone, con urgenza, il tema del recupero di questo immenso patrimonio immobiliare che rischia di essere dissolto da incuria, inefficienze e abusi.
Il degrado di cui è preda la struttura di Buonvicino è lo specchio di una Calabria logorata da sprechi, ingiustizie e intollerabili paradossi. Continuiamo a chiederci come sia possibile che, di fronte allo stato di degrado di queste strutture, mai nessuno si sia posto il problema di come recuperare e salvaguardare un patrimonio pubblico che, se fosse messo nelle condizioni di operare, potrebbe dare risposte fondamentali in termini di servizi ad anziani, disabili e famiglie in difficoltà.
È preciso compito della politica non restare indifferenti dinanzi a questo ennesimo monumentale sperpero di risorse pubbliche e non accettare passivamente l'idea che i soldi dei contribuenti siano impiegati per finanziare sprechi e strutture fantasma.
Non ci siamo fermati alla fase della protesta ma con la collaborazione dell'Asp di Cosenza e dei Comuni interessati abbiamo già iniziato ad articolare protocolli di intesa per l'utilizzo di queste strutture a fini socio-sanitari. Così facendo si riesce a dare una risposta seria ai bisogni dei calabresi sia sul piano dell'assistenza sanitaria sia per la creazione di nuovi posti di lavoro.
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